Mostra al palazzo reale Silahane (1988)

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L'obiettivo sembra essere quello di suggerire un processo di metamorfosi dallo stato solido allo stato liquido, cogliendo mirabilmente il momento impercettibile del trapasso. ln questo modo la rievocazione di un modo antico di disegnare si intreccia al suggerimento attualissimi di situazioni sognale o di atmosfere care a fantascienza in cui l'elemento onirico e quello reale si intrecciano in modo inestricabile.
Paolo Portoghesi

Conobbi Timur in occasione del mio film "Caro Michele" in quanto avevo bisogno di arredare la casa del padre di Michele - pittore - impersonato da Alfonso Gatto.
Ricordo perfettamente che non esitai un attimo a scegliere alcuni quadri di Timur in quanto la sua visione del mondo aspra solitaria e inquietante rispondeva sorprendenternente al personaggio del libro della Ginsburg ed all'attore che lo impersonava, il poeta Alfonso Gatto.
E raro che si realizzi una concordanza cosi completa tra due arti visive del resto cosi diverse quali la pittura e il cinema
Mario Monicelli

Tecnica e immaginazione sembrano essere le componenti principali che animano la pittura di Timur Incedayi, ad esse si uniscono felicemente la evocazione. la citazione classica ed è proprio quest'ultima che appare funzionale al senso del racconto, all'atmosfera misteriosa, carica di fascino dei Suoi dipinti i cui temi sono rielaborati, ripresi, spesso incompiuti, quasi fossero lontane testimonianze mnemoniche.
Così le figure di donne, le vere protagoniste di queste immagini, si muovono con libertà ora emergenti ora rilasciate nello sfondo che è dominato dai colori dell'aria come è giusto per rammentare che questi corpi, queste essenze corrispondono ad una misteriosa natura le cui radici si rintracciano nella profonda cultura orientale.
Ma Tirnur ama troppo la materia, sia essa Persona o natura morta, per osare ridurla ad un ammasso informe, preferendo stilizzarla per mano di una tavolozza pastosa che si rivela densa, vischiosa nel seducente gioco delle tonalità.
L'artista, ormai abbandonate le visioni "esterne" predilette degli anni settanta, sembra amare ormai le spazialità interne degli studi.
Nascono così le tele migliori che sono la ricostruzione dello spazio del quadro quasi un racconto dello sdoppiamento del lavoro di artista che reinventa il suo 'atelier' come luogo in cui si celebra l'ambiguità delle apparenze così che tutto si trasforma in frammento, evocazione.
Immagini al limite della magia realizzate per mezzo di impasti morbidi e sfumati che portano Timur a rasentare quasi uno stile grafico ove le varie pennellate mettono a nudo le loro trarne e i colori sfruttano tutta la gamma delle tinte "artificiali' assumendo incredibili tonalità rosa o violetto con risultati di estrema raffinatezza ottenuti grazie alla combinazione di più tecniche contemporaneamente: Tempera. pastello e matita.
Cosi la creazione si rinnova al di là dello spazio dei luoghi quotidiani colti nella loro essenza al di là del tempo che giustifica le presenze, accanto alle figure fortemente sensuali di donne, dell'antico capitello corinzio o dell'immagine classica desunta dal cammeo di epoca romana.
Lontano dalla tematica drammatica ed inquieta che animava le opere degli anni settanta, l'artista dimostra la sua coerenza di percorso con queste emblematiche presenze che si accendono nella luminosità dei pastelli, gli sfondi smorzano i colori, assorbono la luce stessa inghiottendo le forme nell'abisso del sogno dove la vita appare nella sua dialettica opposizione tra umano e disumano.
Stefania Massari